1861. I pittori del Risorgimento
a cura di Fernando Mazzocca e Carlo Sisi
Scuderie del Quirinale - Roma
6 ottobre 2010- 16 gennaio 2011
La mostra 1861. I pittori del Risorgimento, che si apre a Roma, alle Scuderie del Quirinale il 6 ottobre e si chiude nell?anno che celebra l?Unità d'Italia, avrà come tema il confronto tra la pittura italiana e gli eventi che tra il 1859-1860 (anni in cui si svolsero la Seconda Guerra d?Indipendenza e la spedizione dei Mille) e il 1861 (anno della proclamazione del Regno d'Italia), hanno determinato la conquista della libertà, dell?indipendenza e dell?unità nazionale.
Così accanto ai grandi dipinti dei pittori protagonisti del Risorgimento, opere di dimensioni monumentali che rappresentano l?epopea bellica nelle sue tappe fondamentali, verranno accostate opere di dimensioni più contenute, che documentano la partecipazione popolare e collettiva all?ideale risorgimentale.
Il cuore della mostra è rappresentato dalla pittura di battaglie ad opera dei cosiddetti “pittori soldati”, lombardi, toscani e napoletani, quali Gerolamo Induno, Eleuterio Pagliano, Federico Faruffini, Michele Cammarano; tutti convinti patrioti, che presero parte in prima persona a molte di quelle battaglie, e ne resero testimonianza attraverso una pittura esatta e fedele agli eventi, mai retorica e sempre attenta ai tanti risvolti umani, naturalmente e tristemente legati alla guerra. L?altro grande protagonista della pittura di quegli anni, il livornese Giovanni Fattori, capofila dei Macchiaioli, pur non essendo partito come volontario, fu comunque ideologicamente partecipe alle lotte risorgimentali, e si recò spesso sui luoghi degli scontri, per dare alle sue opere il senso drammatico della verità dei fatti.
Del tutto nuova rispetto alla tradizione accademica, questa giovane arte italiana fu rivoluzionaria anche nella forma. Prive di accenti celebrativi, per quanto di committenza pubblica e addirittura reale, destinate a residenze ufficiali quali il Palazzo Reale di Milano, queste opere rappresentano non tanto lo spiegamento di forze, le grandi manovre tattiche, gli alti ranghi, quanto il “dopo”, il “dietro le quinte”, le retrovie: i semplici soldati, i feriti curati grazie alle prime forme di assistenza (la nascita della Croce Rossa sarà frutto di quelle drammatiche giornate), gli stessi nemici caduti, accomunati all?esercito piemontese nella tragedia della morte, come si può vedere in due monumentali capolavori quali l?Assalto a Madonna
della Scoperta, di Giovanni Fattori, o la Battaglia della Cernaia, opera del 1857 di Gerolamo Induno.
Come sorta di “anticipazione” alla pittura del 1859-1860, nella prima sala espositiva si troveranno alcune opere emblematiche, introduttive ai temi della mostra. I profughi di Parga di Francesco Hayez, del 1826-1829, in cui l?artista rievoca l?abbandono della patria da parte degli abitanti della cittadina greca, durante la lotta di indipendenza dalla dominazione ottomana, una vicenda in cui intellettuali e patrioti italiani videro come uno specchio della storia del loro Paese sottomesso all?Impero austriaco e, per la prima volta nel genere della pittura storica, un?opera in cui gli umili divengono protagonisti ed eroi. Non a caso, Giuseppe Mazzini, attento al significato e al messaggio insito nell?arte, lo giudicò un quadro-manifesto che avrebbe aperto la strada ad una nuova arte nazionale.
Nella stessa sala, a inizio del percorso espositivo, sempre dal popolo vengono altri eroi del passato, visti, in anni “caldi” come quelli intorno al rivoluzionario biennio 1848-1849, come esempi di riscatto e desiderio di libertà: Spartaco, lo schiavo capace di sfidare la stessa Roma, nell?opera del 1848-1850 del patriota Vincenzo Vela, e Masaniello, il pescatore napoletano che a metà Seicento osò guidare il popolo napoletano contro il vicereame spagnolo, nel marmo del veronese Alessandro Puttinati, del 1846.
Mentre il primo piano è dedicato ai dipinti monumentali che illustrano l?epopea nazionale, dalla guerra di Crimea al 1860, con il coronamento del processo di unificazione e del sogno mazziniano e garibaldino rappresentato, il 20 settembre 1870, dall?entrata in Roma dell?esercito regolare italiano attraverso la breccia di Porta Pia (di forte impatto scenografico il grande dipinto di Michele Cammarano dedicato alla Carica dei bersaglieri), salendo al secondo piano delle Scuderie del Quirinale, si incontrano altre tappe fondamentali del percorso risorgimentale, e si entra attraverso una serie di dipinti di formato più ridotto, all?interno delle coscienze di quanti aderirono al Risorgimento non dal fronte degli scontri ma dagli interni domestici, popolari o borghesi, nelle strade, nelle osterie, nelle famiglie.
Alcune opere ricordano gli episodi salienti delle rivoluzioni del 1848-„49 e i fatti di Roma, Milano, Venezia: da un dipinto dalla forte carica allusiva quale La Meditazione di Francesco Hayez (inedita e drammatica rappresentazione dell?Italia, che tiene in mano la croce su cui sono impresse in rosso le date delle cinque giornate di Milano), al ritrovato capolavoro di Gerolamo Induno, che fu a Roma con Garibaldi nel 1849, La trasteverina colpita da una bomba, omaggio al popolo anonimo che muore per un ideale.
Come era già avvenuto per i fatti di Roma, Milano e Venezia tra il 1848 e il 1849, anche l?epopea dei Mille godette di un grande favore nell?opinione pubblica mondiale, e fu seguita dalla stampa internazionale, celebrata dagli intellettuali, sostenuta, anche in prima persona, da uomini di cultura e artisti. Tra questi ritroviamo quei pittori che, “in diretta” o poco dopo, ricordarono gli avvenimenti ed i loro protagonisti, e si concentrarono sulla fase della preparazione e sulle aspettative create nel popolo dall?impresa di Garibaldi, aspettative a volte deluse e ugualmente
documentate. Gerolamo Induno nel grande quadro dedicato a La discesa d’Aspromonte, rende un resoconto esatto e grave dello scontro fratricida di Aspromonte, tra l?esercito di Garibaldi e i soldati italiani.
Nell?ultima parte della mostra, capolavori tardi di Giovanni Fattori, riuniti insieme per la prima volta, come Lo staffato e Lo scoppio del cassone, denunciano, a ormai molti anni di distanza dall?Unità d?Italia, gli orrori della guerra e il sacrificio di tanti, quasi a monito di un nuovo impegno civile e morale: quello di essere, dopo tante sofferenze, finalmente italiani. Queste rappresentazione forti, tragiche, si alternano ad un gusto elegiaco e crepuscolare, come nei dipinti del siciliano Giuseppe Sciuti o del toscano Odoardo Borrani che sottolineano, con scene che ricordano la partecipazione delle famiglie, delle donne, della gente comune, agli ideali di unità e libertà, che la nascita della nazione Italia è stata veramente la realizzazione dei sogni e delle speranze di un intero popolo.
Scuderie del Quirinale - Roma
6 ottobre 2010- 16 gennaio 2011
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