il Tacco di Bacco

I casi sono due: Carlo Giuffrè e gli applausi del Teatro Verdi di Martina Franca

I casi sono due: Carlo Giuffrè e gli applausi del Teatro Verdi di Martina Franca
I casi sono due: Carlo Giuffrè e gli applausi del Teatro Verdi Grasse risate con la divertente commedia messa in scena dalla compagnia del Teatro Diana Se l'apocalisse sta arrivando, allora è meglio rimanere seduti su una poltrona di teatro e lasciarsi andare a delle grasse risate. La platea, piena in ogni ordine di posto, è uscita da Teatro Verdi di Martina Franca nella semplicità di un sorriso tra le labbra, esorcizzando questo venerdì apertosi tra oscuri presagi. Due atti in tre ore che invitano a riconciliarsi con le aspettative della vita lasciandosi addosso un beffardo sorriso . Carlo Giuffrè alla testa della compagnia del Teatro Diana con Angela Pagano, Ernesto Lama, Vincenzo Borrino, Paola Verrazzo, Pier Luigiorio, Danilo della Calce, Gebbaro Di Biase, Vincenzo La Marca, mette in scena un'esilarante commedia scritta da Armando Curcio nel 1941. La scena ambientata nella Napoli degli anni '40, si dipana attorno a Gaetano Esposito cuoco del barone Ottavio Del Duca, personaggio tanto furbo quanto rozzo e bugiardo, interpretato da Ernesto Lama,. Carlo Giuffrè nelle vesti del barone, malato immaginario per la solitudine di una vecchiaia senza figli, è alla ricerca del suo erede avuto da una scappatella giovanile. Ingaggiando un improbabile investigatore, il barone si trova a dover inseguire l'ossessione della sua vecchiaia e a doverne pagare le conseguenze. La sua solitudine è avvalorata oltremodo da sua moglie, la baronessa Aspasia, interpretata da un grande Angela Pagano, la quale riversa tutte le attenzioni verso il suo cane e lo cura alla stregua del figlio mai avuto. I personaggi si alternano con sagacia nei loro vizi, rincorrendosi nei repentini colpi di scena avvalorati dal pressapochismo dell'equivoco investigatore d'identità. Giuffrè rielabora un capolavoro di intelligenza e di comicità riscontrando la fatuità e la follia di un malinconico desiderio costruito senza le basi della costanza di un passato condiviso. Nei toni amari e sarcastici della commedia, comunque a lieto fine, si può evincere il senso dell'identità, la quale non la si costruisce, ma la si offre, la si soffre e la si vive. Antonio Serio

12/03/2011 00:00

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