Sergio Rubini è a Cuore Aperto
A cuore Aperto – 1° Aprile 2011
Teatro Melacca – San Vito dei Normanni
A chiudere la stagione di prosa 2011 del Teatro Melacca di San Vito dei Normanni, venerdì 1° aprile, il ritorno in teatro, dopo 25 anni di cinema, di un grande attore e regista come Sergio Rubini con lo spettacolo “A cuore aperto”.
Nome inusuale per un omaggio alla poesia del Novecento che a primo acchito sembrerebbe un meeting di cardiochirurgia, ma il talento dell’interpretazione di Rubini rivela l’autentico significato, quello di un cuore che si apre (ad una platea non gremita) per svelare un amore maturo per quei versi e quelle strofe che Rubini dice “un tempo erano una gran rottura di balle.”
A cuore aperto è uno spettacolo di grande valore simbolico, in cui Rubini ha messo a nudo la propria anima, ha scavato nel tempo e nella memoria per ritrovare il suo primo grande amore: la poesia e gli infiniti mondi contenuti ed evocati dai versi. Tutto questo attraverso una vera e propria drammatizzazione dei testi che si pone il compito di scavalcare la fissità della parola scritta e il rischio didattico della sua esposizione in lettura. “A cuore aperto”, infatti, può considerarsi una sfida al canonico reading se si pensa al rapporto dialettico che Rubini, fin dai primi momenti, instaura tra gli elementi che vivono sul palcoscenico - recitazione, musica, effetti sonori e luci - e gli spettatori in sala.
Si capisce che non è il solito reading, ma un momento teatrale che il fascino dell’improvvisazione: i mille registri della calda e avvolgente voce di Rubini (che purtroppo si perdono nella interpretazione cinematografica) danno vita a vere immagini che evocano un intero secolo, quello del Novecento: da Pablo Neruda a Giacomo D'Angelo, senza dimenticare De Filippo, Leopardi e Sanguineti e la morte di Desdemona.
Accompagnate dalle musiche originali composta da Michele Fazio (che si scopre amico d’infanzia di Sergio) e suonata dal vivo anche da batteria e contrabbasso, le parole interpretate da Rubini colpiscono lo spettatore nel suo immaginario, nel suo intimo, portandolo, verso dopo verso, a mettersi a nudo.
Una sola voce, ma molteplici toni su un sottofondo jazz, hanno un forte potere evocativo per quei versi che diventano magicamente luoghi e situazioni e, dalla Russia di Puskin passando alla Napoli di De Filippo, la sensazione è che ci sia un filo conduttore.
Il filo è l’amore nelle sue svariate manifestazioni ed esasperazioni, un filo magistralmente srotolato da un Rubini che abbandona la sicurezza del mondo cinematografico per la precarietà di un palco che ti giudica immediatamente e che per questo obbliga a parlare “A cuore aperto”.
Pasquale Convertino
Barbara Serio