Castellana Grotte, Hell in the cave e le suggestioni dell'Inferno Dantesco
“Hell in the Cave” nello spettacolo di un coinvolgimento totale
Le suggestioni universali dell'Inferno Dantesco rappresentato nella sua cornice naturale
Di Dalia Trisuilla
Sono scesa con la paura di cadere da un momento all'altro. Scale viscide e la necessità di tenere il passo della folla. Se si cade all'Inferno, non ci potrà mai essere la possibilità di tornare indietro. Perchè la paura ti induce a pesare l'equilibrio dei tuoi passi con maggiore attenzione per non cadere in un male. Tuttavia alla fine sono arrivata tutta intera tra amorfe creature saltellanti in uno spazio tanto ampio seppure limitato, fuori dall'ordinario vissuto. Perchè solo nella straordinarietà del ventre terreste poteva andare in scena lo spettacolo delll'inqiuetudine umana.
“Hell in the Cave”e le Grotte di Castellana sono il suggestivo scenario e il giusto connubio dove la poesia dell'Inferno Dantesco, trova il suo luogo di rappresentazione naturale.
La narrazione dell'Inferno di Dante ha accolto il visitatore in una coralità surrealistica, corale e pure ballata, rendendolo partecipe del possibile viaggio nell''eternità maledetta dalla vita, tra gli echi, le forme, ed i colori di un'oscuro presagio dell'angoscia umana. Mentre Caronte ci guardava dall'alto, le informi creature che si muovevano negli spasmi di un dolore incurabile, hanno accolto il visitatore nei limiti di una grandezza tanto mostruosa quanto poetica. Perchè il dolore se rielaborato, diviene poesia, poesia della condivisione di un destino tragico come quello di Paolo e Francesca o del Conte Ugolino, poesia di pareti che toccate da luci di differente intensità e colori sono capaci di perquotere diversamente l'animo, nei suoni e nelle voci evocanti la poesia nella sua massima espressione.
Il pubblico ha seguito l'itinere dei cambi di scena degli altari di calcare, rappresentando i gironi più conosciuti, dagli ignavi ai golosi, dai lussuriosi sino ai traditori e gli assassini, sentendo tra l'eco delle voci fuori campo e il freddo umido delle viscere della terra, l'emozione della violenza, lasciata ad elaborare in un possibile buio eterno.
Tra inghiottitoi, colate millenarie di calcare, e la sontuosa cupola della grotte, l'esperienza del pubblico si è trasformata in coivolgimento totale, nell'interpretazione di uno spettacolo capace di lasciare un segno.
Dopo i cinque minuti finali di applausi meritati, sono uscita e guardando l'orologio ho visto l'orologio. Ero ancora viva ed erano passati come un solo respiro un'ora e mezza. Un'eternità senza peccato!