Santana a Bari: la leggenda di accordi tra chitarra e speranza
Santana: la leggenda di accordi tra chitarra e speranza
Uno spettacolo straordinario in scena all'Arena delle Vittorie di Bari
di Dalia Trisuilla
Abbandonarsi nella storia della musica, alla storia della musica degli ultimi quarant'anni, significa ritrovare le note del presente. Perchè in una notte di luglio, proprio lì dove circa diecimila fans di tutte l'età, sono rimasti estasiati dalla chitarra e dalle semplici parole dette in spagnolo di Carlos Santana, può rinascere la speranza che qualcosa di soprannaturale esista in ogni essere vivente. E che qualcosa di grande vi è in una folla ammaestrata verso i propri sogni. Sogni incarnati dalla musica.
Quando l'ho visto, per un gioco di associazione mentale mi è venuto in mente Gighen, sì, il fedele complice di Lupin, quello capace di sparare dai posti più lontani e colpire sempre nel segno. Un oggetto in comune: il cappello. Perchè se a Gighen si toglieva il cappello non sarebbe stato più capace di colpire il bersaglio neanche con la pistola impugnata sull'obiettivo. E mi chiedevo scioccamente se levando il cappello, pure lui avrebbe sbagliato qualche nota sulla sua chitarra. In ogni caso, tanto meglio lasciarglielo, perchè l'esito è sempre straordinario e capace di colpire nell’animo.
Quell'uomo, immerso in vesti bianche sotto il suo immancabile cappello, e capace di accarezzare la sua chitarra sino a farla diventare la propaggine della sua anima, è l'emblema di quanto nel rock, lo spirito del cambiamento e del divertimento, siano inscindibili dalla necessità di trasformare la normalità di gesti quotidiani guidati dal cuore, in una marea rivoluzionaria.
Un concerto che è iniziato in maniera parossistica sulle note di Back in black degli AC/DC, ed è proseguito sui brani del suo Supernatural, tra i quali spiccavano Maria Maria, Corazon Espinado, sino ad incantare la folla con l'eterna Europa.
La “Supernatural” Santana Blues Band composta da tanto ritmo e virtuosismi, riversato in un rock contaminato dalla cultura musicale centro-americana e caraibica, ha accompagnato quel ragazzino di sessant'anni suonati, in uno spettacolo ove il pubblico ondeggiava come un unico corpo.
Chi all'inizio era seduto non ha potuto fra altro che abbandonare da subito il suo posto per lasciarsi trasportare dal ritmo di due ore di musica che oramai è humus del nostro vissuto.
Allo spettacolo si sono alternati momenti frenetici nei quali si è intonato con il pubblico “Happy Birthday” per festeggiare il compleanno del sempreverde chitarrista.
Da quest'uomo che ha reso il suono della chitarra centrale nello spettacolo della sua esistenza e nella nostra vita, dalle note alte che attraversano quasi mezzo secolo e capaci di suscitare sempre nuove emozioni, un ammonimento, di non abbandonarsi alla quotidianità per lasciare ad altri il compito e la responsabilità di trovare la straordinarietà che è in ognuno di noi.
Poi mi viene in mente però, immediatamente, la quotidianità del mercato che ci soffoca e di quanto è stato vergognoso lo strozzinaggio di qualche ora prima, di chi mi ha chiesto 10€ per entrare nei parcheggi custoditi prospicenti alla zona del concerto.
Meditate gente, meditate.