“La fantasia dei popoli che è giunta fino a noi non viene dalle stelle…”
A sinistra le case bianche di Ostuni, di fronte il palco sul quale fra poco salirà Franco Battiato: sulle prime note di “Up patriots to arms”, canzone del 1980 che è anche il nome del tour di quest’anno, decidiamo che i posti a sedere “ci stanno stretti” e sono troppo distanti dal “Maestro”, ci spostiamo in piedi ai lati del palco, con noi altra gente, Battiato guarda verso di noi e sorride.
La platea è gremita di adulti, ragazzi, bambini, ma la trasversalità di questo artista è nota, forse perché descrive l’uomo nella sua interezza: stati d’animo e sentimenti, questioni sociali o semplicemente ci ricorda che “mi basta una sonata di Corelli perché mi meravigli del Creato”!
“No time, no space”, “Le aquile”, “Il ballo del potere”, “Shock in my town”, “L’era del cinghiale bianco”, “Un’altra vita”, “La canzone dei vecchi amanti”, “La cura”…ogni pezzo è letteralmente da “pelle d’oca”…ed è impossibile esplicare il carisma con il quale il “Maestro” riesce a catturare e a commuovere.
“Voglio vederti danzare” è l’apoteosi, come se ci fosse un tacito accordo, la gente dai lati del palco e dalle file posteriori corre sotto il palco a ballare, le persone accomodate nelle prime file sono in piedi sulle sedie…siamo quasi alle ultime battute: cantiamo all’unisono “mare, mare voglio annegare, portami lontano a naufragare…via, via da queste sponde, portami lontano sulle onde…”, ritornello di “Summer on a solitary beach” e sono davvero emozionata, poi, ancora “Cuccurucucu”, “L’animale”, “E ti vengo a cercare”, siamo tutti ipnotizzati!
Il “Maestro” ci concede due bis, ci saluta con “Centro di gravità permanente”, che in fondo racchiude il significato della nostra esistenza: la ricerca di noi stessi…che è ciò che ci mantiene vivi, che ci permette di sperimentare emozioni ed esperienze, forse anche Franco Battiato cerca ancora…ed è per questo che si ha la sensazione che abbia sempre qualcosa da insegnarci.
A.M.C.
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