Max Gazzè a Locorotondo: una favola di una notte di mezz’estate

Max Gazzè: una favola di una notte di mezz’estate Duemila fans hanno accompagnano festanti il cantautore romano di Dalia Trisuilla Il rock melodico alle volte fa addormentare. Per questo bisogna ascoltarlo a piccole dosi e riascoltarlo, e piano piano ci si accorge che piace, e più lo si riascolta e più piace, sino a diventare una seconda pelle, esistenziale e protettiva, tanto ragionata quanto capace di emozionare. Erano circa duemila i fans che hanno accolto entusiasti sul palco Max Gazzè e la sua band. Perché ogni estate il cantautore romano ritorna nel tacco d’Italia ed il pubblico lo accoglie con sempre crescente entusiasmo per consolidare il legame fecondo con questa terra. Ed il 12 di agosto sotto la luna piena di Locorotondo e lo strascico di qualche stella cadente offuscata da tanta luce, si doveva, e si è partito, con “Vento d’estate” con il pubblico che immediatamente si è infiammato. Il cantautore romano ha trasmesso dalle sue prime canzoni la sua pacatezza, capace con il sibilo di un sound misto di contaminazioni elettroniche e rock anni settanta, in chiave contemporanea, la sua arte di spaziare in maniera surreale dalle favole di periferia sino all’amore rivisto da prospettive inusuali. Se spesso il ritmo alternato e quasi onirico, portava ad abbandonarsi ad una lentezza inaspettata, subito la funambolica capacità di creare suggestioni di Max rendeva il palco, teatro e messa in scena delle nostre timidezze capaci di trasformarsi in energia per la vita. I cambi di ritmo portavano il pubblico ad essere il quinto elemento del concerto, a cantare e sussultare sui brani più conosciuti tra i quali “ la favola di Adamo ed Eva”, sino ai più recenti del suo ultimo album. Alla fine, dopo il rituale richiamo a ricalcare il palco, negli ultimi brani si è susseguito un crescendo sino ad esplodere nell’ultima ed immancabile “ Una musica può fare”. Perché dalla musica di Max Gazzè e del suo “Quindi tour” si possono cogliere le sfaccettature inosservate della nostra vita, tanto ironiche quanto romantiche. Tanto surreali e favolose da essere capaci di salvarci.