Sgarbi il “Madonnaro”, anteprima del suo libro "Piene di grazia" tra un pubblico di tacchi a spillo
Anteprima del suo libro “Piene di grazia” tra un pubblico dai tacchi a spillo
Di Dalia Trisuilla
Stare in piedi sui tacchi a spillo per più di due ore è un esercizio masochistico che ogni donna si garba di fare quando, lì dall’altra parte della cattedra, c’è qualcuno di interessante.
Vittorio Sgarbi è uno degli emblemi della dialettica urlata dei nostri tempi. Una dialettica spesso violenta che, solo in questa maniera, è capace di lasciare tracce nella divagante superficialità che non ci permette di fermarci e di soffermarci.
Tuttavia, liberato dal filtro dello schermo, la sua convinta gestualità ed il suo tono quasi rombante, riesce ad appagare solo parzialmente le aspettative verso il suo personaggio. Qualche battuta colorita su spuntoni fallici e sul alcuni aneddoti della sua vita ed il compiacimento è stato servito al pubblico.
La sala era gremita. Prima di arrivarci ho visto gente anche benemerita, che forse contaminata previamente, dall’ansia di ascoltare Sgarbi, superava sulla destra della strada per passare prima e si inerpicava tra parcheggi improbabili.
La popolarità necessita di organizzazione e di fronte alla presentazione di un libro scritto da un personaggio pubblico, la location a Martina Franca è stata molto azzeccata, nonostante gli immancabili disagi per il parcheggio.
Questa è stata l’anteprima nazionale di un libro che sarà sicuramente venduto, più per chi scrive che per quello che vi è scritto. E quel libro è stato scritto sulle donne e, come giustamente ha affermato Sgarbi, a leggere sono soprattutto le donne. Eravamo tutte lì in piedi sui tacchi a spillo ad aspettarci di essere osannate per la nostra carnale divinità, ma ci siamo accorte che il buon Vittorio Sgarbi ha soffermato le sue attenzioni sulla Madonna.
“Mea donna”, l’arte che viene ispirata e rappresenta l’ideale di un misticismo scisso dalla carnalità. Perché per ogni uomo l’ossessione è la donna. Perché chi si idealizzata e vola oltre la terra, diviene poco reale.
Il paradosso è che forse per carpire la bellezza, siamo volati troppo, quando adesso le nostre morbose attenzioni si concentrano sulla realtà, sui dettagli che ci consentono solo di rimanere pesantemente ancorate per terra. Ed il problema è che siamo noi ad avere torto.
Ho sentito quasi una forte discrepanza, tra l’aspettabile dialettica di Sgarbi fatta di decisa violenza e la necessità di presentare un argomento suo, ma che paradossalmente percepisco come non appartenete al personaggio pubblico.
Siamo tutte brave peccatrici. Ecco, siamo venute sui tacchi a spillo e ci siamo un po’avvilite perché la bellezza, vola a piedi scalzi.
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