il Tacco di Bacco

Ghironda Winter & Spring Festival. Gran successo per Ben L’Oncle soul a Martina Franca

Ghironda Winter & Spring Festival. Gran successo per Ben L’Oncle soul a Martina Franca
L’unico appuntamento in tutto il Sud Italia della rivelazione soul Ben L’Oncle è stato uno spettacolo travolgente. Il nuovo Re del Soul, come è stato proclamato dalle classifiche internazionali, si è esibito venerdì 23 marzo 2012 per la V edizione della Ghironda Winter & Spring Festival in un concerto dai toni caldi e volutamente opalescenti, che ha coinvolto nel ritmo della “musica dell’anima” l’intera platea. Oltre le note soul, jazz, rock che ormai identificano lo stile dell’artista francese, a rendere vivida l’atmosfera retrò hanno contribuito, infatti, l’insieme coreografico e il gioco delle luci allestiti sul palco del Cinema Teatro Nuovo di Martina Franca. La band, composta dalla voce solista di Benjamin Duterde, in arte Ben L’oncle, Loic Gerard alla batteria, Christophe Lardeau alla chitarra, Olivier Carole al basso, Gael Cadoux alla tastiera, Jiulien Duchet al sassofono baritono e Ronan Maze al sassofono contralto, Cyril Mence e Ulrich Adabunu voci coriste, ha aperto il concerto con il brano rivelazione del successo Ben L’Oncle: la coover di un “moderno classico” del rock, “Seven Nation Army” degli White Stripes, reinterpretata naturalmente in chiave soul. Lo spettacolo è proseguito sulle note, in puro stile Motown, degli altri tredici brani cantanti in inglese dell’album d’esordio “Soulman”, in uscita in Italia solo il prossimo 26 marzo. Dando modo anche ai pochi che ancora non lo conoscevano, di apprezzare lo stile personalissimo del crossover di Ben L’Oncle, bretelle e papillon a parte, che pure gli hanno reso il merito del suo nome d’arte. Come lui stesso ha raccontato in conferenza stampa infatti, è proprio un papillon del nonno, usato una volta per andare a scuola, ad avergli conferito sin da bambino un’aria un po’ retrò, che lo faceva somigliare allo zio Ben della nota marca di riso americana Uncle Ben. Da allora ha continuato a vestire ricordando il fascino degli anni d’oro del soul americano e soprattutto ad ascoltare e conoscere, grazie alla madre, gli amati Steve Wonder, Sam Cooke, Otis Reddind, Donny Hattaway, Etta James, Ray Charles, Marvin Gaye. Poi è venuta l’esperienza gospel con il coro Fitiavana, nel quale ha cantato per due anni, e l’essenza del suo stile oggi non è altro che l’incontro di più generi, personalità ed esperienze, oltre che espressioni, musicali che smettono di parlare una sola lingua perché parlano la lingua della musica. Così risponde il cantante a chi gli fa notare che il francese non è propriamente la lingua del soul, e se dovesse nascere una storia, un legame più forte con l’Italia potremmo anche ascoltarlo cantare in italiano tra qualche hanno. Lui che stima e apprezza Paolo Conte, tanto da immaginarsi un po’come il nostro cantautore tra vent’anni, dice infatti di non sentirsi ancora pronto per cantare in italiano. Ma che gli piacerebbe un giorno, se questo fosse il risultato di un legame, di una motivazione più sentita e personale, in grado di unirlo umanamente ad una scelta che non resti così solo commerciale. Il concerto è stato quindi il momento migliore per apprezzare il talento di questo giovanissimo cantante. Simpatico e dall’espressione divertita, oltre che divertente, Ben trasmette bene l’anima della sua musica. Marina Cassano

26/03/2012 12:03

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