E' stato il figlio (Daniele Ciprì), la recensione
"E’ stato il figlio" è un film italiano del 2012, diretto da Daniele Ciprì, questa volta senza l’amico di sempre Franco Maresco, presentato alla 69° mostra del cinema di Venezia e vincitore del premio per “il miglior contributo tecnico” per la fotografia.
La pellicola è ambientata in Sicilia ma girata interamente in Puglia, a Brindisi.
La famiglia Cerasaulo vive in un quartiere popolare di Palermo: Nicola, interpretato da Toni Servillo, il quale si riconferma il miglior attore italiano del momento, è il capofamiglia che cerca di mantenere a fatica la moglie Loredana, i due figli, Tancredi e Serenella e gli anziani genitori, Fonzio e Rosa. Tuttavia, nonostante gli stenti, la famiglia è felice, finché Serenella non è uccisa da un proiettile vagante durante un regolamento di conti mafioso. Da questo momento cominciano i guai e la rovina graduale dei Ceresaulo: dapprima la disperazione per la perdita della piccola, poi la trafila per ottenere il risarcimento statale per le vittime di mafia, infine l’annichilimento dei protagonisti.
Le vicende narrate s’ispirano al soggetto omonimo di Roberto Alajmo: il romanzo riprende un fatto di cronaca accaduto a Palermo e si potrebbe definire anche una pièce teatrale per lo stile caratterizzato dall’incedere incalzante dei fatti. E in effetti anche i personaggi di Ciprì sono delle “maschere” che animano questa fiaba grottesca raccontata attraverso un’ottima regia, che regala allo spettatore delle inquadrature superbe, e un cast eccellente, che oltre al già citato Toni Servillo, annovera Aurora Quattrocchi, Alfredo Castro e l’esordiente Fabrizio Falco, che al lido si è aggiudicato il premio Mastroianni.
Ciprì prende in giro gli stereotipi culturali, come la “sicilianità” e gli avvocati, diverte amaramente, in linea con il genere grottesco, ma non dimentica di far riflettere.
Dopo Kim Ki-duk, sembra che anche Ciprì voglia esaltare il potere “corrosivo” del denaro, che genera morte e dolore. Anche qui, in una storia surreale possiamo leggere il dramma reale: i più deboli soccombono e sono sacrificati, perché ritenuti inutili, non capiti, incompresi.
Forse in un momento di crisi economica è bene non dimenticare, citando uno dei più popolari fra i luoghi comuni, che i soldi, non solo non portano la felicità, ma a volte sono l’origine della tragedia.
Angela Maria Centrone