Salemme, un diavolo al teatro Team
L'attore napoletano, formatosi alla scuola di Eduardo De Filippo, è autore e regista della divertente e punzecchiante commedia "Il Diavolo Custode", andata in scena ieri sera nel teatro barese.
Salemme, nei panni del buon diavolo tentatore, mette a dura prova Gustavo, un povero ed onesto uomo, invitandolo a cambiare la rotta della propria vita.
Il diavolo portato in scena da Salemme non è proprio quello che intendiamo comunemente, ma, come ci dice il titolo, un custode delle nostre vite che ogni tanto si fa sentire e ci rivela quelle verità che non vogliamo vedere.
Il diavolo è la parte di noi che più temiamo, è l'ombra junghiana, è l'incoscio, quel bambino debole, sensibile e cattivo allo stesso tempo, che ci dice come stanno le realmente le cose.
E la verità, si sa, fa male: tuttavia, anche se a volte urticante, spesso ci salva dal baratro dalla schiavitù.
Salemme invoglia Gustavo a riflettere, a darsi una seconda chance e lo invita a porsi più domande sui motivi dei suoi fallimenti nel privato e nel lavoro.
Con maestria e gusto partenopeo, l'autore affronta i temi più attuali della profonda crisi del nostro Paese: culto dell'apparenza, disonestà, ignoranza dilagante, populismo e solitudine. La famiglia "normale" dello spettacolo è quella fondata sulla furbizia e raccomandazioni, che non vuole conoscere i sacrifici: insomma uno specchio della famiglia media italiana di oggi.
Il regista non dà nessuna ricetta risolutoria, ma non lascia dubbi su come sia meglio affrontare i problemi: per cambiare le cose ci vuole coraggio, bisogna buttarsi, decidere e provare per vivere in pieno la vita e le sue meravigliose sfaccettature, piuttosto che imbrigliarla in una schiavitù o in una mera dipendenza; insomma, vivere non sopravvivere.
Bellissimo il passaggio sul tempo e su come, in questo mondo ormai frenetico, non ci soffermi più a gustare con lentezza gli istanti preziosi della vita, compreso l'ozio. Nonostante alcune scelte siano diverse l'una dall'altra, Salemme diverte, fa riflettere ed infine conclude con un esilarante monologo sulla differenza tra uomo e donna. Un "bravo" a questo attore partenopeo che, in questo momento in cui forse ci verrebbe da piangere, ci ricorda che si può anche ridere e magari, uscendo dal teatro, da domani si può cambiare la propria vita in meglio.