il Tacco di Bacco

Manuel Frattini torna a colpirci con la sua polvere di fata

Manuel Frattini torna a colpirci con la sua polvere di fata
Dopo essere stato campione di incassi nella stagione teatrale 2006-07, con i suoi 135.141 spettatori, Peter Pan, a distanza di sei anni dal suo debutto, torna a far volare grandi e piccini con la sua polvere di fata. In un periodo in cui lo spread, la crisi e i continui scontri politici gravano sulle nostre spalle tanto da far impallidire Ercole e le sue colonne, ogni giorno che passa ci allontaniamo sempre più dalla nostra vocina interiore (no, non parlo del Grillo Parlante, quello è tutt'altro musical). Una voce che, un tempo, ci dava l'occasione davvero di volare, pensare e secondo Pascoli addirittura creare un mondo migliore attraverso la voce di quel bambino che ancora dorme dentro di noi. Così, da aridi adulti, ci ritroviamo a guardare in giro, mattina dopo mattina sempre più spenti, e puntiamo il dito contro chiunque tenti di sognare un po' di più, accusandolo addirittura, bonariamente, con troppa ironia, di soffrire di una sindrome: “la sindrome di Peter Pan”. Eppure, ironicamente, c'è chi di questa sindrome è riuscito a farne il suo lavoro: Manuel Frattini. Chi più di lui, con musical che saltano di fiaba in fiaba e col suo sorriso dispettoso, potrebbe impersonare il ragazzino che non voleva crescere mai? Sono ventidue anni ormai che l'artista milanese vive la vita sul palcoscenico, dodici dalla sua prima produzione, eppure il bambino che è in lui sembra non essersi mai fermato: instancabile, dirompente, rompe il silenzio della quotidianità con abili passi di tip-tap e frizzanti piroette e, con l'ultima tappa di Peter Pan, a Bari, ci accoglie nel suo mondo planando letteralmente verso di noi e sorprendendoci con tanto di effetti speciali. Con una Trilly che pareva prender vita dal suo laser verde, Manuel e il suo cast ci accompagnano ancora una volta nel loro viaggio verso “L'isola che non c'è” mentre le splendide musiche di Bennato, riadattate per l'occasione, ci riportano al nostro passato tra un “Viva la mamma” e “Sono solo canzonette”. Magistrale l'interpretazione di Pietro Pignatelli, nei panni di un rockettaro Capitan Uncino che, tra un monologo shakespeariano con tanto di teschio e un più attuale passo di “Gangnam Style”, surclassa l'ormai famoso Jack Sparrow, accaparrandosi tutti i sorrisi del giovane pubblico del TEATROTEAM. Ma, se la parte da cattivo risulta tanto perfetta, non da meno è quella della logorroica piccola mamma Wendy che, con la calda e dolce voce di Martha Rossi, ci riporta al calore della nostra culla attraverso le note di “Ogni favola è un gioco” abbracciando i cuori dei bambini sperduti, del tenero Michael (Daniela Simula) e un coraggioso e più che valido John (Nikolas Lucchini) fino a raggiungere quello degli spettatori. Quest'ultimi, intelligentemente, vengono inseriti nella rappresentazione abbattendo la quarta parete e diventano destinatari e protagonisti della storia quando, di fronte ad una Trilly morente e un Frattini, senza più difese, attanagliato dal dolore e dalla paura, si ritrovano uniti a urlare a gran voce, grandi e piccini, un “Io credo nelle fate” che riesce addirittura a sovrastare lo strepitio della pioggia, giunta ad unirsi al dolore del protagonista. Eppure, dopo qualche lacrima, ecco che la rappresentazione trova il suo culmine: è l'ora del lieto fine e, proprio perché Peter Pan è racchiuso dentro ognuno di noi, ecco che Frattini appare in mezzo al pubblico entusiasta, pronto ad affrontare l'impresa finale, conquistare il suo lieto fine e porre il proprio “vissero felici e contenti” alla storia; non senza un'ultima grande risata per mano dello scapestrato Spugna, brillantemente interpretato da Jacopo Pelliccia. Infine, per sfatare il mito dei i cattivi che non vincono mai, ecco la premiazione della mascherina più bella: rivaleggiando una tenera Trilly, superando la sua fobia del coccodrillo (questa volta più grazioso che mai), ecco che un piccolo Capitan Uncino, al termine dello spettacolo, riceve il suo premio, una coppa dorata, proprio dalle mani della sua nemesi. Così, ancora una volta, Manuel ci saluta, in attesa di incontrarlo nuovamente con “Sindrome da Musical”, e ci mostra il suo lato più tenero, circondato da piccoli eroi che, come lui, ci auguriamo abbiano ancora tante battaglie nella vita da vincere e dei “bellissimi e splendenti pensieri felici” E la crisi? I politici? Le catene della nostra realtà? “Visti dall'alto le persone adulte sono meno serie, meno importanti” perciò non me ne vogliate, ma almeno una volta questa piccola comparsa vuole rischiare, pensare e smettere di averne solo l'illusione, perché “anche se fosse solo finzione vale la pena almeno di tentare... è pur sempre un'occasione per poter volare”. E quale miglior occasione di volare se non con Frattini? Rita Cometa

14/02/2013 14:48
Alessandro

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