il Tacco di Bacco

Una battaglia a colpi di fiati, Fabrizio Bosso e Gabriele Cassone si sfidano sul palco del Teatro Orfeo

Una battaglia a colpi di fiati, Fabrizio Bosso e Gabriele Cassone si sfidano sul palco del Teatro Orfeo
Rendere nuovo e ancora più brioso il barocco, che si inserisce nelle pieghe di una tromba e un piano jazz, aggiungendo nuovi colori ad un quadro, per renderlo nuovo. Ecco come si è presentato ieri sera il Teatro Orfeo a Taranto. Un esperimento riuscito tra un'orchestra di ampio respiro come quella della Magna Grecia e di tre solisti di grande calibro come Gabriele Cassone, Fabrizio Bosso e Julian Oliver Mazzariello, guidati dal maestro Stefano Fonzi. A luci spente, ci si immerge in un'atmosfera settecentesca con Haendel che ci presenta l'orchestra, impegnata tra archi e fiati a rendere onore al maestro. Ma siamo a Taranto e un omaggio al compositore Paisiello non poteva mancare. E qui si inseriscono tre elementi nuovi nella scena: due trombe, una classica e una jazz, e un pianoforte. Inizia una sfida, a colpi di orpelli barocchi e ritmi bebop alla Gillespie. Scambiandosi le parti e inserendosi nei respiri dell'orchestra, i due trombettisti sono riusciti a rendere nuova e ancora più briosa la musica barocca. Ma la sfida continua e si sposta su un terreno neutro, Ennio Morricone. Nuovo Cinema Paradiso incanta tutti, la tromba di Fabrizio Bosso catalizza l'attenzione, declamando le note di Morricone come fossero dei meravigliosi versi poetici e ci si immedesima con lui, respirando quando lui riprende fiato e trattenendolo mentre lui suona. L'orchestra ferma durante gli assoli, riprende a suonare al cenno silenzioso del Maestro Fonzi, quasi a non voler disturbare le ultime note che escono dalla campana del trombettista jazz. Ma Gabriele Cassone non si fa intimorire e subito risponde con il tema di Oblivion, famoso brano di Astor Piazzolla, e l'orchestra riprende respiro, suonando Piazzolla come se fossero in Argentina. Incanta, seduce, due tangheri sembrano apparire sul palco e iniziano a ballare ora con passi noti a tutti ora con creazioni di pura fantasia. Stregati dall'incantesimo, non puoi far altro che seguire i suoni che si rincorrono come due amanti, nascosti sotto un tema noto a tutti ma che in realtà ha in se un mondo tutto nuovo da ascoltare. E l'orchestra prende il suo spazio, suonando Libertango come se fosse tesa sul filo di un'acrobata per poi addormentarsi su note malinconiche, tipiche di chi sa gli effetti dolorosi di un'amore, anche di quello musicale. Ma i tre solisti non lasciano tanto a lungo spazio all'orchestra e rientrano subito sul palco, iniziando a suonare l'Enchantment Suite, quattro pezzi arrangiati dall'album Fabrizio Bosso plays Enchantment, l'incantesimo di Nino Rota (Schema - Rearward, 2011). Come le risate, il jazz contagia tutti, orchestrali, musicisti, direttore d'orchestra, pubblico. Inconsapevolmente tutti a battere il tempo, a dondolare la testa a ritmo, a sorridere. Non si è più in un teatro ma in club, uno di quelli fumosi sulla 52esima strada a New York, con fiati che diventano rossi solo al pensiero e note che corrono e si rincorrono. Le musiche di Nino Rota, perfettamente arrangiate dal maestro Fonzi, sono le protagoniste di questa battaglia di fiati, sorretti da un grande pianista che esegue delle intro che parlano, fanno sognare, per un brano come quello de Il Padrino che in realtà evoca altro. Ma è la magia del jazz, mettere un vestito nuovo a qualcosa di usato. Si ritorna ad Arban e alle atmosfere classiche, per chiudere come si è iniziato, un battaglia che non vede vincitori. Fabrizio Bosso ha scherzato con il jazz, suonandolo tra chi non è abituato a sentirlo, portando se stesso e il suo mondo come dono e comunicandolo a tutta la platea. Gabriele Cassone ha giocato con la tromba, confrontandosi con il jazz e mettendo in luce il bello che c'è nella tromba classica. Julian Oliver Mazzariello è stato un pianista di grande spessore, accompagnando ma anche esprimendosi liricamente e sentitamente con bravura eccelsa. L'orchestra della Magna Grecia è stata la cornice perfetta, sostenendo i tre solisti nei loro scontri- incontri e dialogando con loro, in modo superbo. Stefano Fonzi non è stato solo il direttore ma anche l'arrangiatore di tutti i brani eseguiti, riuscendo a cogliere gli incastri di un progetto altrui e farne un'opera tutta nuova. La musica barocca ha accolto il jazz, facendolo entrare nelle sue corde e nei tasti di ogni strumento, ma lui era lì, aspettando il momento giusto per aggiungere quel pizzico di swing che non guasta mai. Federica Di Bari

06/04/2013 15:51
Federica Di Bari

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