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Liberetto: dalla Scandinavia a Bari

Liberetto: dalla Scandinavia a Bari
La penisola scandinava si sa, per sua natura è fredda, il sole lo vede a mezzanotte e ha come colore predominante il bianco, una uniformità assoluta. Domenica 21 aprile la Scandinavia è approdata a Bari e non ha portato nulla di tutto ciò, anzi, esattamente il contrario. Allo Sheraton Nicolaus Hotel si è esibito il Lars Danielsson Quartet, portando l'ultimo album del contrabbassista svedese, Liberetto, all'attenzione del pubblico barese. Liberetto, uscito nel 2012, è stata una delle più belle produzioni della casa tedesca ACT, in origine quintetto divenuto quartetto per i palchi di tutta Europa, rendendosi orfana del trombettista Arve Henriksen e del pianista Tingran, sostituito dal giovane Jonas Östholm che non ne ha fatto sentire la mancanza. Nonostante la giovane età ed esperienza, infatti, il pianista è stato all'altezza del palco ed ha un talento di cui sentiremo parlare in futuro. Veniamo al concerto. Lars Danielsson non poteva che salutare il suo pubblico iniziando con un assolo di contrabbasso, suonandolo in tutte le sue componenti e aggiungendone delle altre, rendendolo veicolo unico per esprimere la sua musica. Liberetto segue il solo di contrabbasso, aprendo ufficialmente la serata. Una poesia pura che sgorgava dalle dita di chi la componeva, non solo per il tema del piano, ripetuto come se fosse una rima, ma anche per l'atmosfera che sul palco iniziava a crearsi: un ritrovo tra vecchi amici che suonano per il gusto di divertire e divertirsi. Liberetto esprime appieno la concezione musicale di Danielsson: partire dalla musica classica per rendere la propria musica libera e comprensibile come un libro aperto. Orange Market non delude e vede come protagonista indiscusso Magnus Öström. Batterista del già acclamato Esbjörn Svensson Trio (E.S.T.), Öström ha saputo mettere a servizio della sua grande tecnica il suo pensiero, riuscendo ad eseguire dei break strabilianti: cambiando tempo, usando all'estremo i piatti e la cassa del suo strumento e rientrando nel momento in cui si è inserito il resto del gruppo. Non servivano le distorsioni elettroniche, ci pensava il pianista Jonas Östholm a creare effetti, fischiando le stesse note che suonava, accompagnato dal violoncello impugnato da Danielsson, usato pizzicato come un contrabbasso e facendo rimbalzare l'archetto sulle corde. La chitarra di John Paricelli era l'aggiunta melodica che dialogava con il pianoforte. Sonorità diverse uscivano fuori da quel collettivo di musicisti, quasi come se ci si trovasse in una riunione di mingusiana memoria. Il silenzio è pieno, più del solito, in queste composizioni di Danielsson; si rispetta il suono e il suo modo di arrivare a chi ascolta. Un lungo applauso e due bis. Resta da capire cosa è successo su quel palco, quale magia sia accaduta così da rendere Liberetto un cd avezzo all’orecchio nel nome e nei temi ma non nella sostanza; non mi sono fatta sfuggire l'occasione di intervistare il protagonista della serata, Lars Danielsson, e chiedere delucidazioni. Parliamo di Liberetto, un album davvero profondo. Qual è stato il concetto di base dal quale si è sviluppato l'album? L'ispirazione per quasi tutti i brani mi è venuta partendo dalla musica classica e anche lavorando con Tingran, che ha composto con me quasi tutto l'album. Io e lui abbiamo un background musicale molto simile ed è stato naturale scrivere musica insieme, lui ha scritto alcuni brani e io altri. In particolare Tingran ha scritto il brano tradizionale svedese (Hov Arek Sarer Djan) che abbiamo suonato stasera. Le atmosfere che si vengono a creare nell'album, sin dall'inizio del primo brano sono eteree, per poi evolversi nel racconto di un pensiero. Qual è il pensiero che l'ha guidata nel comporre i brani? Non ho pensato solo a come comporre ogni brano, non gli ho dato un ruolo preciso. Dopo che le abbiamo registrate le abbiamo messe insieme, registrandole come se fossimo in una session. Penso che Liberetto sia un album che non va solo sentito ma soprattutto immaginato, in ogni colore che esprime ogni brano. Come un quadro con mille colori. Grazie mille è fantastico che tu pensi Liberetto in questo modo Allora a quale quadro lo assoceresti? Io direi un quadro impressionista. Lo penso anche io, ma lo hai detto tu. (ride) Perchè anche quando faccio musica non voglio dire tutto. Voglio lasciare qualcosa di nascosto così che chi lo ascolta sia in contatto con la musica. Qual è il prossimo programma per Lars Danielsson? Non c'è nulla di preciso. Vorrei registrare un nuovo album con lo stesso gruppo di musicisti ma non c'è nulla di certo. Il Lars Danielsson New Quartet ha mantenuto le aspettative di chi come me è andato ad ascoltare quel concerto sapendo di non trovare il solito jazz, di non trovare il solito quartetto che suona su 10 pezzi 7 standard. Danielsson ha donato al pubblico di Bari una versione di sè diversa da tutte le altre. Ha suonato per lui, per i suoi amici che lo accompagnavano sul palco e ha lasciato a noi che li ascoltavamo un ampio spazio dove immergerci nella sua musica, comprenderla per quello che noi volevamo che fosse e renderla nostra, non più sua. Lars Danielsson ci ha fatto dono del suo pensiero e soprattutto della sua musica. Non si può che essergli grati per tutto questo. Federica Di Bari

26/04/2013 09:59
Federica Di Bari

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