Dall'isola di Koh Phangan alle masserie pugliesi, dal Full Moon Party al May Day: come esportare una festa
Angela M. Centrone
Da quasi trent’anni sulla spiaggia di Haad Rin sull’isola di Koh Phangan in Thailandia ogni mese si celebra il Full Moon Party, una festa che oggi arriva a contare circa 30.000 visitatori e che ormai è diventata una tappa imperdibile per i viaggiatori che attraversano l’Asia.
Su quella spiaggia, nelle notti di luna piena, sembra davvero di essere arrivati nel Paese dei Balocchi ed è possibile incontrare ragazzi provenienti da tutte le parti del mondo.
Un gruppo di ragazzi pugliesi, dopo essere stati nella indimenticabile Koh Phangan, ha pensato di esportare il format del Full Moon Party qui nel tacco d’Italia, in particolare nel territorio della Valle d’Itria. Così dal 2009 Full Moon Party Puglia ha cominciato a promuovere delle feste alternative alle solite serate in discoteca.
L’iniziativa Full Moon Party Puglia si potrebbe definire un esempio di globalizzazione positiva: divulgare una concezione diversa di party mescolando intelligentemente la componente "esotica" alle bellezze locali (trulli e masserie) e avvalendosi dei talenti e delle maestranze presenti sul territorio, come dj e musicisti, ma non solo.
Ed è grazie a questo metodo basato sulla collaborazione e la professionalità che Full Moon Party Puglia ormai è diventata una realtà vincente, che propone ogni volta delle situazioni diverse sia per ambientazioni che temi, fornendo un’offerta sempre nuova e soddisfacente al suo pubblico e dando quel tocco di avanguardia che in Puglia davvero mancava.
Dietro la scia dei Full Moon Party poi hanno visto la luce anche una serie di progetti differenti, che devono la loro nascita proprio grazie a questa combinazione virtuosa con la nostra cultura, come il May Day, un festival in occasione del Primo Maggio, quest’anno alla seconda edizione, e che già l’anno scorso ha registrato un record di presenze, laddove fino a qualche anno fa la meta agognata per qualsiasi ragazzo era il Concertone in piazza San Giovanni a Roma, oggi grazie al lavoro di ragazzi che hanno investito qui, nella nostra terra, autonomamente e senza l’aiuto di finanziamenti pubblici, ci sentiamo un po’ meno provincia e un po’ più cittadini del mondo.
Angela Maria Centrone
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