"L'Ambizione Delusa", un'opera pastorale in tre atti interpretata dagli allievi dell'Accademia Rodolfo Celletti per la regia di Caterina Panti Liberovici. A dirigere i solisti dell'Orchestra d'Italia il Maestro Antonio Greco
Per la foto si ringraziono gli allievi del Lab. di Fotografia a cura della Fondazione Paolo Grassi
Seconda opera in programma al 39° Festival della Valle d’Itria, L’Ambizione Delusa è una commedia pastorale in tre atti composta da Leonardo Leo su un libretto di Domenico Canicà, e replicherà per l’ultima volta questa sera, 30 luglio, alle 21 presso il Chiostro di San Domenico.
Si tratta di un’opera tipica della prima metà del Settecento, infatti debuttò a Napoli, presso il Teatro Nuovo sopra Toledo, nella primavera del 1742 e narra i tentativi di scalata sociale messi in atto da popolani, i quali da essere contadini o pastori ambiscono a diventare “madame e signorini”. In particolare i protagonisti della vicenda sono Cintia e Lupino, due fratelli, lei contadina lui pastore, che, ricevuta una cospicua eredità da uno zio, cominciano con il cambiare casa e abbigliamento, assumono Delfina, una scaltra cameriera proveniente dalla città, addirittura acquistano una pantera che tengono legata in giardino e ambiscono a delle nozze prestigiose. Tutto ciò ferisce il gentile Silvio, un pastore innamorato di Cintia, che da quando è diventata “madama” rifiuta le sue attenzioni. Il pastore decide di prendersi gioco di lei ingaggiando Ciaccone, un capraio napoletano, che fingendosi Barone chiederà in moglie Cintia a Lupino, il quale ovviamente accetterà e a sua volta s’innamorerà di Laurina credendola sorella di Ciaccone e dunque baronessa, ma che in realtà è la sorella del pastore Silvio, che ama, ricambiata, il gentile Foresio, un fattore della zona. Come se non bastasse Ciaccone, una volta giunto a casa di Cintia e Lupino, s’innamora della cameriera Delfina.
Insomma una matassa ingarbugliata, che naturalmente la forza dei sentimenti nel finale sbroglierà, lasciando le ambizioni, ovviamente, disattese in favore del vero amore.
L’Ambizione Delusa è l’opera più lunga presentata quest’anno in cartellone, circa 3 ore comprese le pause, ma bisogna dire che la regia, ad opera di Caterina Panti Liberovici, è stata determinante a rendere lo spettacolo davvero piacevole e divertente: atmosfere fuori dal tempo, evocative, a tratti shakespeariane, in una sorta di dimensione onirica, in cui l’allegoria si alterna alla realtà e i giochi di primavera diventano una efficace metafora delle relazioni amorose. Gli allievi dell’Accademia Rodolfo Celletti sono stati bravissimi sia nel canto che nell’interpretazione, in particolare Giampiero Cicino e Filomena Diodati, rispettivamente Ciaccone e Delfina, hanno dato vita a dei quadretti comici esilaranti.
Ancora una volta, com’è stato per L’Orfeo di Ceresa dello scorso anno, il progetto sostenuto dalla Fondazione Paolo Grassi si rivela vincente, L’Ambizione Delusa è un lavoro impeccabile e di qualità. Non perdetevi l’ultima recita!
Angela Maria Centrone