"The Wolf of Wall Street" di Martin Scorsese
Homo Homini Lupus anche e soprattutto nella Wall Street in cui ci porta Martin Scorsese nel suo ultimo film, "The Wolf of Wall Street" appunto. La pellicola è basata sull'omonimo romanzo autobiografico di Jordan Belfort, un brooker che negli anni '90 con la sua società, la Stratton Oakmont, riuscì a fatturare oltre un miliardo di dollari, ovviamente attraverso azioni fraudolente.
Si rinnova ancora una volta, per l'esattezza per la quinta volta, la collaborazione artistica tra Scorsese e Di Caprio, straordinario nell'interpretazione di Jordan Belford, come del resto è ineccepibile nella recitazione tutto il resto del cast.
Belford/Di Caprio è il re degli eccessi, dedito a sesso, alcool e droghe, ma allo stesso tempo geniale nel reinventarsi e vendersi, trasudando charme sia per i suoi clienti che per amici, colleghi e sottoposti.
Un uomo che nel bene e nel male "lascia il segno", come ricorda la saggia prima moglie al protagonista, nel momento in cui si infervora per l'appellativo
The Wolf affibbiatogli da una giornalista.
Wall Street diventa una giungla: nell'era della modernità è evidente la contrapposizione rappresentata dallo scatenarsi dei più bassi istinti allorchè una scarica adrenalica di denaro giunge a chiudere ogni settimana lavorativa della Stratton Oakmont.
Ma dove sta la morale, la verità, l'insegnamento?
Scorsese non celebra la corruzione di Belford, bensì denuncia un sistema di valori che va via via regredendo.
Inoltre sicuramente riconosce l'unicità del personaggio e forse anche la sua sincerità, perché se da una parte ne possiamo condannare i bagordi, dall'altra parte, mentre ce ne stiamo seduti in metropolitana, stipati in autobus, imbottigliati nel traffico, non si può che provare una punta di invidia per un uomo che tutto sommato ha scelto di vivere a modo suo, senza freni e senza remore, che forse nella normalità non potrebbe che perire.
E nessuno me ne voglia se quegli oltre 2 minuti dedicati a disquisisire di un bersaglio sul quale lanciare dei nani mi hanno ricordato lo Scorsese migliore, quello di "Quei bravi ragazzi" per intenderci.
Chapeau!
Angela Maria Centrone