il Tacco di Bacco

Medea in Corinto è il fiore all'occhiello del 41° Festival della Valle d'Itria. Spyres e Rodriguez diretti da Luisi sono memorabili

Medea in Corinto è il fiore all'occhiello del 41° Festival della Valle d'Itria. Spyres e Rodriguez diretti da Luisi sono memorabili
Ph. Anna Corrente per il Festival della Valle d'Itria Il Festival della Valle d’Itria giunge al momento clou con la rappresentazione scenica Medea in Corinto, un’opera dell’italo-tedesco Giovanni Simone Mayr su libretto di Felice Romani, che fu eseguita per la prima volta al Teatro San Carlo di Napoli il 28 novembre 1813. Come sempre il Festival scova delle chicche dal passato che propone con successo al suo pubblico, in particolare la Medea di Mayr, che ebbe un discreto successo a Napoli, fu letteralmente, e aggiungerei ingiustamente, eclissata dalla più famosa Médée di Cherubini, di cui fu memorabile interprete Maria Callas. Entrambe le opere si inspirano alla Medea di Euripide fondendola con la figura raccontata da Seneca. Ne vien fuori un personaggio estremamente tragico e affascinante. Le vicende raccontate si riferiscono in sostanza al matrimonio di Giasone con Creusa, principessa dei Corinzi, e al conseguente allontanamento di Medea, che per vendicarsi dello sposo, prima cerca di sabotare le nozze con la complicità di Egeo, fallita la cospirazione, arriva il gesto estremo e folle che ha reso il mito di Medea celebre, uccide i suoi stessi figli, dopo aver aver avvelenato Creusa, per punire il tradimento di Giasone. Premetto che chi scrive è totalmente e senza mezzi termini dalla parte di Medea, rappresentazione assoluta della forza magica e misteriosa delle donne. Medea è una donna che vive d’amore e viene tradita nel peggiore dei modi dall’uomo che ama: Giasone la ripudia per brama di potere, per diventare re, offrendole non più amore, non più passione, ma solamente la sua pena. Medea dall’altra parte ha sacrificato i suoi affetti familiari per Giasone, aiutandolo nell’impresa del Vello d’Oro, e adesso si ritrova sola. Penso che la vera tragedia, ben rappresentata dalle scene di Maria Paola Di Francesco, sia la distruzione psicologica di una donna e della sua famiglia, e quel che resta di tale scempio è quasi evanescente, ma ci lascia una sensazione di vuoto e di angoscia. La cupidigia di Giasone lo rende irriconoscibile agli occhi di Medea che tuttavia ancora lo ama, ma si maledice per questo (O mia virtude antica, dove n’andasti mai! L’empio, che tanto amai, tutto scordar mi fé). E’ questo il dramma di Medea, amare così tanto da maledire sè stessa e i suoi cari, distruggendo tutto attorno a sé e, forse, ricominciare chissà dove una nuova vita. Insomma, il mito di Medea è davvero ricco di spunti letterari, che giungono fino ai nostri giorni, se pur con epiloghi differenti, basti pensare alla riabilitazione della strega Malefica da parte della Disney, attraverso l’omonimo film del 2014 con protagonista Angelina Jolie. Per la serie: le donne non sono mai cattive senza ragion di causa. La visione di questa messa in scena è consigliatissima per molteplici motivi, ve ne cito solo tre: le performance del tenore Michael Spyres e del soprano Davinia Rodriguez, rispettivamente Giasone e Medea, sono imperdibili; la direzione del M° Fabio Luisi è magistrale e il colpo di scena finale vi lascerà incantati! Si replica il 2 e il 4 agosto a Palazzo Ducale di Martina Franca. Angela Maria Centrone

01/08/2015 20:30
Angela Maria Centrone

(letto 1118 volte)

Se hai stampato queste pagine, ricordati di cestinarle nel raccoglitore della carta.
If you print these pages don't forget to trash them in a recycle bin.