Recensione: Myles Sanko – “Just being me” Tour 2018 - 28 aprile, Teatro Forma Bari
Myles Sanko – “Just being me” Tour 2018
Bari 28 Aprile 2018 – Teatro Forma
È l’ultimo degli otto concerti della IX Stagione Musicale del
Teatro Forma, “Around Jazz” che ha visto la partecipazione di artisti come
Cory Henry & The Funk Apostles e Peter Cincotti, una programmazione di successo sapientemente realizzata dal direttore artistico Michelangelo Busco.
Nel Teatro, ormai luogo familiare, accogliente ed elegante, si notano le presenze di musicisti come Nicola Conte e Vanessa Haynes (solo artist e vocalist degli Incognito), giornalisti del settore e tanti volti che incontri sotto i palchi dei concerti più belli.
Dopo una breve intro della Band entra in scena Myles Sanko, che stabilisce subito un ottimo feeling con il pubblico, per la sua naturale simpatia e per la sincerità dei sentimenti che facilmente percepisci quando ti parla. Time Out Magazine lo ha definito
The love child of soul music, e love è la parola dominante del suo show, vuole che il suo pubblico senta e condivida l’amore, attraverso la sua musica e la sua appassionata interpretazione. “Is the love in the house?” è la domanda che ripete durante la performance, iniziata con “My ispiration” e “Just being me”, ma non solo amore direi, l’esperienza come frontman nelle band funk and soul Bijoumiyo e Speedometer viene fuori con i brani “High on You” , “Forever Dreaming” e con una fantastico arrangiamento di un must del genere “Move on up” di Curtis Mayfield ed è grande il coinvolgimento del pubblico che balla e canta senza inibizioni. “Where is the Love” chiede Myles Sanko e prepara il pubblico al coro della ballad “Come on Home”. La voce calda e potente è accompagnata dall’altra grande protagonista della serata, la band che lo segue in un tour in cui continuano a inserirsi nuove date; ogni musicista ha dimostrato il suo talento, dagli assoli e i temi funk dei fiati di Sam Ewens e Gareth Lumbers a quelli di Philp Stevenson alla chitarra elettrica, Tom O’Grady e le sue incursioni jazz alle tastiere e la ritmica perfetta della batteria di Rick Hudson e del basso di Jon Map. Dopo due ore di concerto con la musica selezionata dai suoi tre EP, l’uomo che fin da piccolo ha dovuto affrontare grandi difficoltà nella sua vita si congeda dal pubblico con l’invito a non abbandonare mai il proprio sogno e a credere sempre nella possibilità di realizzarlo, se quello di stasera non è stato un sogno realizzato, gli somiglia molto.
A.O.