il Tacco di Bacco

No Time to Die: il miglior film dell’era Craig e forse di sempre

No Time to Die: il miglior film dell’era Craig e forse di sempre

Dopo numerosi rinvii e problemi vari legati alla produzione, il 30 settembre scorso (in Italia) è finalmente uscito l’ultimo film della saga cinematografica più amata e longeva di sempre: “No Time to Die” ovvero la venticinquesima avventura di James Bond. I rumors che hanno accompagnato la fase precedente alla distribuzione del film hanno rischiato di diventare essi stessi una saga, tra chi si stracciava le vesti per l’abbandono di Daniel Craig dopo quindici anni di onorato servizio e ben cinque pellicole all’attivo – il terzo con maggior numero di film interpretati dopo Roger Moore (sette volte) e Sean Connery (sei volte) – e chi gridava allo scandalo per l’introduzione di un nuovo agente 007 che, stando appunto alle voci, sarebbe stata una donna.

Insomma, tante, troppe chiacchiere prima ancora che la pellicola vedesse la luce. E ora che finalmente abbiamo potuto assistere a questi 163 minuti di azione possiamo anche dirlo, che probabilmente ci troviamo davanti alla trasposizione cinematografica più riuscita dei romanzi di Ian Flaming e, quasi sicuramente, al capitolo più bello tra quelli interpretati da Daniel Craig; che ha avuto sicuramente il grande merito di rilanciare la figura dell’agente segreto più famoso al mondo dopo le pallide, e per nulla indimenticabili, interpretazioni di Pierce Brosnan.

Lo avevamo lasciato, con il finale di “Spectre”, a godersi la sua nuova vita lontano dall’Mi6 – l’agenzia britannica di spionaggio estero – con Madeleine Swann (interpretata da Léa Seydoux), e lo ritroviamo – anzi, ritroviamo entrambi – esattamente lì, in quell’idillio destinato, non c’è bisogno di dirlo, ad avere breve durata. L’agenzia, nonostante la presente della nuova agente doppio zero interpretata da Lashana Lynch (quella dello scandalo, appunto), ha di nuovo bisogno della sua punta di diamante per salvare il pianeta dal diabolico Lyutzifer Safin (Rami Malek).

James Bond torna, dunque, e nel farlo ci ricorda anche quanto ci mancherà Daniel Craig, che con i suoi muscoli d’acciaio, i capelli biondi e lo sguardo glaciale – niente di più distante dal fascino elegante di Sean Connery, entrato nell’immaginario collettivo come agente 007 per antonomasia – ha stregato tutti oltre ogni aspettativa. Dalla prima apparizione in “Casinò Royale”, che fino a “No Time to Die” sembrava essere insuperabile, in quanto a successo di pubblico e critica, che ricorderemo sempre per la celeberrima partita a poker tra James Bond e Le Chiffre (interpretato da un magistrale Mads Mikkelsen): un concentrato di suspance e adrenalina che ha racchiuso in sé tutta l’essenza della saga, tutto l’incanto di 007. E i momenti di gioco sono forse tra i più particolari nelle pellicole sull’agente segreto, fin dalla sua prima apparizione – proprio al casinò – in cui pronunciò la famosissima frase “Il mio nome è Bond, James Bond”. Anche ai tempi d’oggi che persino i giochi da casinò sono online e gratis – grazie alle numerose piattaforme sul web che forniscono la possibilità di intrattenersi con le slot machine, il poker e migliaia di altri giochi, in modo sicuro, legale e spesso senza versare alcun deposito – poter ammirare il tavolo verde, con il croupier, lo smoking e i cocktail (ricordiamo il Martini rigorosamente “agitato, non mescolato”) serviti al banco, rappresenta un momento che regala allo spettatore un mix di nostalgia e fascino.

Ma tornando a “No Time to Die”: possiamo davvero parlare di capolavoro? Gli elementi ci sono, almeno per quanto riguarda ciò che concerne l’universo Bond. Il regista Cary Fukunaga ce l’ha messa tutta, il cast – come sempre stellare – si è dimostrato all’altezza delle aspettative. I colpi di scena non mancano – e solitamente ci si aspetta proprio quelli dall’action-spy movie per eccellenza – così come non manca il finale spettacolare. Non vogliamo svelare troppi dettagli della trama perché il film è uscito relativamente da poco e in molti potrebbero non averlo ancora visto e desiderare di recuperarlo (gli spoiler sono un crimine, si sa, per gli amanti del cinema). Vogliamo però sicuramente trasmettere a chi ci sta leggendo il nostro entusiasmo: perché veramente sembrava ci fossero aspettative troppo alte, con il rischio altrettanto enorme che potessero essere deluse; e invece abbiamo a che fare con quello che alcuni critici hanno definito il culmine di un lavoro durato ben quindici anni e della fine di un’era – quella rappresentata da Daniel Craig – che non poteva essere più spettacolare, emblematica e perfetta di così. Davvero difficile immaginare uno scenario migliore, quasi impossibile concepire una chiusura del cerchio più azzeccata. Insomma, recuperatelo anche se non si trova più nei cinema. Siamo sicuri che non ve ne pentirete.

11/01/2022 11:36
Alessandro

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