il Tacco di Bacco

Le otto montagne di Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch, la recensione

Le otto montagne di Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch, la recensione

di Angela Maria Centrone

Un trio belga, già ben collaudato in progetti precedenti, tramuta in immagini mozzafiato Le Otto Montagne, il romanzo (Premio Strega 2017) di Paolo Cognetti, in particolare si tratta della fotografia eccelsa di Ruben Impens e della regia di Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch, carica di spontaneità nel dirigere un ottimo cast coronato dalla coppia cinematografica Marinelli/Borghi, fiore all’occhiello del cinema italiano.

La musica del cantautore svedese Daniel Norgren si avvicenda al silenzio delle montagne della Valle d’Aosta, al rumore della città di Torino e poi alle risa argentine dei bambini nepalesi, scenario nel quale si compie la crescita personale di Pietro, il narratore interpretato da Luca Marinelli, che racconta dell’amicizia con Bruno (Alessandro Borghi), l’ultimo bambino del paesino di Graines (Gran-a in valdostano), del rapporto con la famiglia ed in particolare con il padre, della difficoltà nel trovare il proprio posto nel mondo e ovviamente della montagna, grande protagonista di questa storia.

Infatti, oltre a ciò che capita ai protagonisti, vi è il racconto di come noi viviamo oggi, ovvero in una società nel quale "la natura" è un concetto astratto da visitare, come si va al museo o allo zoo, e non parte integrante del nostro esistere. Vivere in armonia con la montagna, il fiume, il lago, gli animali diventa dunque estremo, impossibile. Per sopravvivere al groviglio di un sistema che noi stessi abbiamo creato ci si sdoppia, come il padre di Pietro (Filippo Timi), oppure non ci si ferma: si continua ad errare per le otto montagne e gli otto mari.

12/01/2023 12:57
Angela Maria Centrone

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