di Angela Maria Centrone
L’epilogo di “C’è ancora domani”, esordio alla regia di Paola Cortellesi, è così intenso, sorprendente e commovente che si ha paura a commentare la pellicola, per non svelarne la bellezza e l’incredibile forza comunicativa.
Ci basti sapere che siamo a Roma, la Seconda Guerra Mondiale è appena finita, ancora la città è piena di soldati americani.
Ci basti sapere che la protagonista è Delia/Paola Cortellesi, una donna generosa, intelligente e coraggiosa.
Ci basti sapere che Ivano/Valerio Mastrandrea, suo marito, è un uomo frustrato, dispotico e brutale.
Ci basti sapere che il cast è eccezionale e Cortellesi fa un uso sapiente del linguaggio cinematografico: mitiga le scene violente tramutandole in passi a due malinconici, metafora di come a volte le donne maltrattate riescano ad allontanarsi da sé in certi momenti; la fatica delle lunghe giornate di Delia ce la fa vivere seguendo i suoi passi; racconta l’universo femminile e le sue mille sfaccettature attraverso gli sguardi e poche, ma efficaci, battute; adopera un bianco e nero fondamentale che sembra acquistare colore nei momenti giusti.
E non solo, Paola Cortellesi riesce a conservare nel suo personaggio e nell’intera sceneggiatura la sua identità artistica.
Un film necessario, urgente. Di cui essere grati.
06/11/2023 06:00
Angela Maria Centrone
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