Tra i vini spumanti più prestigiosi non si può ovviamente non citare lo champagne, un vino che il suo metodo di produzione rende del tutto unico.
La denominazione di questo vino deriva dal nome della provincia storica Champagne, situata nella regione francese del Grand Est.
La sua creazione, se così si può definire, è generalmente attribuita a dom Pierre Pérignon (1638-1715), un monaco benedettino francese che fu abate e maestro di cantina nell’abbazia di Hautvillers (“dom” è un sostantivo riservato ai monaci benedettini).
Oggi, con l’espressione “Dom Pérignon” si indica invece un notissimo marchio francese di champagne prodotto nella città di Épernay, dalla maison vinicola Moët & Chandon.
Molti sono gli champagne Dom Pérignon prodotti dalla maison e tutti di grande prestigio, come per esempio lo champagne rosé vintage Dom Pérignon 2008, un vino spumante a base di uve di Pinot nero. Si ricorda che gli champagne “vintage” devono restare per un minimo di tre anni in bottiglia; generalmente sono più costosi dei “non-vintage” poiché per la loro produzione sono necessari più tempo, più lavoro e maggiori investimenti.
La peculiarità dello champagne sta nel metodo con il quale viene prodotto, vale a dire il “méthode champenoise” detto anche “méthode traditionnelle”. Esso prevede una prima fermentazione in bottiglia; durante questa fase sono aggiunti al vino base sia zucchero che lieviti; ciò porta a una seconda fermentazione che è quella che porta alla formazione delle bollicine.
Lo “champenoise” è quindi un metodo diverso dallo Charmat (quello usato per il Prosecco) nel quale il vino ottenuto dalla prima fermentazione viene rifermentato in autoclave.
Il metodo champenoise prevede un periodo di invecchiamento (che è variabile) durante il quale le bottiglie sono prima posizionate orizzontalmente e poi ruotate e inclinate; queste manovre sono quelle che contraddistinguono il “remuage”, procedura che ha lo scopo di portare i sedimenti verso il collo della bottiglia; quest’ultimo sarà poi congelato e la capsula sarà tolta. Il congelamento serve a far sì che i sedimenti saliti in superficie formino un “tappo” che sarà praticamente espulso quando la bottiglia sarà aperta.
L’ultima fase del metodo champenoise è il dosaggio, una procedura che prevede l’aggiunta di minime quantità di zucchero e vino.
A seconda della concentrazione di zuccheri si distinguono diverse tipologie di champagne: pas dosé (non dosati, i più secchi in assoluto e così detti perché non sottoposti alla fase del dosaggio), extra brut (estremamente secchi), brut (secchi), extra dry (per quanto il significato sia “extra secco”, gli extra dry sono più dolci dei brut), sec, demi-sec e doux (gli champagne più dolci).
Gli champagne più diffusi sono i brut, come per esempio il Dom Pérignon 2008 citato in apertura. Il tenore di zucchero di uno champagne brut è inferiore ai 12 g per litro; tuttavia è possibile apprezzare una certa nota di dolcezza che bilancia quella acida.
Gli champagne brut sono ottimi vini a tutto pasto e possono rappresentare una scelta perfetta nel caso si assaggino formaggi stagionati e formaggi saporiti, sempre che questi ultimi non siano troppo piccanti.
23/09/2024 00:00
Redazione - il Tacco di Bacco
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