di Angelo Oliva
I Galliano sono tornati! Lo scorso 4 aprile, sul palco del raffinato Teatro Forma di Bari, hanno ricordato a tutti che l’acid jazz non fa parte del passato, anzi, è vivo, vitale, elegante e pulsante. Proprio come questo concerto.
Il Teatro Forma non è un luogo qualunque, negli anni ha ospitato alcune tra le esibizioni più raffinate e potenti della black music contemporanea: dal groove stellare di Cory Henry & The Funk Apostles, all’intensità jazz di Robert Glasper, passando per le voci sontuose di Lady Blackbird, Dee Dee Bridgewater, Gregory Porter, e ancora Omar, Vanessa Haynes, Tony Momrelle. È qui che il suono trova casa, e dove il pubblico sa di poter vivere esperienze musicali fuori dal comune.
In questo contesto, i Galliano si sono presentati in forma smagliante, in una tappa che ha dato continuità al concerto esplosivo visto al Locus Festival della scorsa estate a Locorotondo nella Valle d’Itria.
Guidati dall'inimitabile Rob Gallagher, alias Earl Zinger, e dalla voce calda e profonda di Valerie Étienne, aka Auntie Val, i Galliano hanno dato vita a una performance che ha saputo fondere i loro classici intramontabili con le nuove tracce dell’album appena uscito, Halfway Somewhere.
Accanto a loro, la sezione ritmica storica: Ernie McKone al basso, cuore pulsante della serata, capace di trasmettere vibrazioni ancestrali, le good vibrations di chi ha vissuto la musica nei club, insieme a Crispin Taylor alla batteria e Crispin “Spry” Robinson alle percussioni. Tre maestri che hanno dato potenza e stile a una scaletta ricca, varia e di forte impatto.
Ad arricchire la formazione, il tastierista Ski Oakenfull, impeccabile nel fondere funk e jazz fusion, e in occasione di questo tour il giovane e talentuoso chitarrista Nat Martin.
Il concerto si è aperto con una breve Intro, prima di decollare con Dancing Your Own Time, vero manifesto della filosofia Galliano: balla seguendo il tuo tempo. Il pubblico ha colto subito il messaggio. Da lì in poi è stato un fluire continuo di emozioni e ritmo, con brani storici come Earth Boots e Ghetto Boy che hanno riacceso i ricordi di chi li seguiva negli anni d’oro dell’acid jazz britannico.
Nel cuore del concerto, il coinvolgente “na na na na” lanciato da Gallagher su Jus' Rich ha trasformato il teatro in un grande coro collettivo. La band ha poi raggiunto momenti di altissima intensità emotiva con Master Plan – raffinato omaggio a Pharoah Sanders – seguita da una Prince of Peace ricca di groove tribale, ancora una volta con il pubblico protagonista.
Tra i momenti più elettrizzanti, Jazz: brano ibrido e mutante, dove l’improvvisazione si è spinta fino a mescolare ritmi tribali afro con citazioni come Jingo di Carlos Santana, creando un’atmosfera ipnotica e coinvolgente.
Dopo un primo saluto, il calore del pubblico ha richiamato la band sul palco per un encore che ha lasciato il segno: Storm Clouds, Power and Glory e, a sorpresa, fuori dalla scaletta programmata, una straordinaria versione di Stand on the Word (1982) dei The Joubert Singers, brano dal testo gospel di ringraziamento al Signore trasformato in una potente preghiera pop-dance.
Se l’esibizione al Locus Festival aveva fatto presagire una nuova primavera per i Galliano, quella al Teatro Forma lo ha confermato: questa band non è tornata per nostalgia, ma per affermare che la loro musica, fatta di radici black, coscienza sociale e improvvisazione jazz ha ancora molto da dire.
Rob Gallagher incarna perfettamente questa visione: ironico, elegante, profondo, un performer capace di condurre il pubblico in un viaggio musicale e mentale.
Questo concerto è stato soul e riflessione, groove e gioia, improvvisazione e precisione. È stato l’incontro perfetto tra una band che ha fatto la storia dell’acid jazz e un pubblico che ha saputo accoglierla con affetto sincero e vibrazioni autentiche.
06/04/2025 00:00
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