il Tacco di Bacco

Giovinette - Le calciatrici che sfidarono il Duce | A Ceglie Messapica storia, teatro e impegno civile

Giovinette - Le calciatrici che sfidarono il Duce | A Ceglie Messapica storia, teatro e impegno civile
Foto di Laila Pozzo

di Angela Maria Centrone

Alla vigilia dell’ottantesimo anniversario del 25 aprile, al teatro di Ceglie Messapica è andato in scena Giovinette – Le calciatrici che sfidarono il Duce, uno spettacolo tratto da una storia vera raccontata nel libro omonimo della giornalista Federica Seneghini, con un saggio finale dello storico Marco Giani. Il volume ricostruisce la vicenda del Gruppo Femminile Calcistico, la prima squadra di calcio femminile italiana, nata a Milano nel 1932. Nonostante le restrizioni imposte dal regime – come l’obbligo di giocare con un pallone di gomma, indossare la gonna invece dei pantaloncini e passare la palla solo rasoterra – queste giovani donne riuscirono a organizzare una partita ufficiale l’11 giugno 1933, prima che il fascismo le costringesse a smettere di giocare.

Le giovinette in scena, ovvero Federica Fabiani, Rossana Mola e Rita Pelusio, hanno saputo tenere alta l’attenzione con grande intensità, alternando con naturalezza momenti di leggerezza e dramma. Ogni gesto, ogni movimento sul palco è simbolico, preciso, mai artificiale. La messa in scena è semplice ma efficace: pochi elementi, luci calibrate e una regia attenta ai dettagli, capace di dare risalto alla fisicità e alla coralità.

La regia è firmata da Laura Curino, con la collaborazione artistica di Marco Rampoldi. L’adattamento drammaturgico è stato curato da Domenico Ferrari, insieme a Curino e Pelusio. Le scene e le scelte musicali sono di Lucio Diana, mentre i costumi – e l’assistenza alla regia – sono opera di Francesca Biffi.

Il tema del calcio – gioco ancora oggi considerato in molti contesti come dominio maschile – viene affrontato con intelligenza e umorismo. Il contrasto tra la libertà cercata da queste giovani donne e l’oppressione di un regime che voleva controllare anche il tempo libero e il corpo femminile emerge con chiarezza e impatto emotivo.

Ma se le giovinette “palleggiano” sull’orrore del fascismo per gran parte dello spettacolo, con entusiasmo e grinta – perché, nonostante tutto, sono pur sempre ragazze – nel finale arriva il colpo più duro, come se all’improvviso fossero costrette a diventare adulte: «Non esistiamo più» sono le parole pronunciate sul palco, che cadono come un silenzioso macigno. Nessun applauso immediato: la platea ha un attimo di esitazione, quasi incredula, prima di reagire. Perché quelle parole ricordano con crudezza quanto una dittatura possa cancellare in un istante non solo i diritti, ma perfino la memoria.

25/04/2025 00:00
Angela Maria Centrone

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